Così il teatro all’italiana cambiò architetture e stili di recitazione

Con l’espressione «teatro all’italiana» si intende una particolare conformazione dell’edificio teatrale, molto diffusa come suggerisce la formula stessa in Italia e caratterizzata da alcuni elementi chiave come la pianta a ferro di cavallo della sala, i diversi ordini di palchetti, eccetera.

Tutto quello che c’è da sapere sul teatro all’italiana

Per capire davvero, però, la funzionalità di una struttura come quella del teatro all’italiana e le ragioni che portarono alla sua vasta diffusione in tutta Europa, serve fare un accenno alla sua storia. Se il momento di maggiore diffusione delle sale da teatro all’italiana è, infatti, tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo, le sue premesse teoriche nascono in età umanistica. Gli architetti e gli scenografi italiani si ritrovano in quegli anni difronte a un’esigenza inedita, quella di coniugare la grande tradizione del teatro greco-latino a quella cortigiana di spettacoli riservati ai pochi spettatori di un palazzo, di una corte.

Sul territorio italiano, infatti, esistevano ancora molti antichi siti teatrali greci e latini, ma si andava diffondendo un certo gusto per un altro tipo di recitazione più intima. Senza contare che erano gli anni in cui si cominciava a sperimentare con la prospettiva: la tradizionale forma rettangolare che vedeva l’attore recitare in proscenio non permetteva, certo, di giocare con le profondità e le illusioni prospettiche. Il Teatro Olimpico di Vicenza, progettato da Palladio e cominciato a costruire a partire dal 1580, fu allora una prima forma di compromesso tra le sale teatrali tradizionali e quello che poi sarebbe diventato il canone italiano: c’erano una cavea semicircolare, delle quinte prospettiche, un soffitto dipinto, eccetera. La costruzione di altre strutture simili portò, passo passo, a perfezionare il modello del teatro all’italiana.

Teatro all’italiana i cui elementi fondamentali, come si accennava, sono:

  • la sala a ferro di cavallo: l’ispirazione erano le strutture semicircolari dei teatri greco-romani, ma la soluzione del ferro di cavallo fu frutto di continue prove e riprove. In un primo momento, infatti, si adottarono soluzioni dette «a campana», «a u» che non riuscivano tuttavia a risolvere il problema di visibilità dai palchetti laterali. Un’organizzazione della sala di questo tipo, invece, oltre a minimizzare i problemi di visuale, rappresentava interessante perché, lasciando più spazio disponibile nel retropalco, permise anche l’introduzione di macchine sceniche, quinte prospettiche, eccetera.
  • i palchetti: l’elemento che più caratterizza anche visivamente un teatro all’italiana sono i diversi ordini di palchetti che sostituirono la semplice platea o le gradinate utilizzate altrove. La loro introduzione, a detta dei critici, ebbe degli importanti effetti anche a livello sociale. A seconda della posizione e dell’altezza in cui si trovavano, i palchetti erano in grado di suggerire infatti la potenza economica, sociale di chi li prendeva in affitto, che del resto li sfruttava anche per invitare e intrattenere ospiti durante lo spettacolo. La platea, prima addirittura posto per il ballo, finì per essere percepita così come più popolare, nonostante le migliori condizioni di visibilità.

La struttura fisica, estetica del teatro all’italiana comunque influirono molto sulla recitazione dell’attore che cominciò, per esempio, a muoversi anche in profondità, sfruttando gli spazi prospettici.